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mercati/ni di/vini

15 Dic

Dopo le esperienze dell’anno scorso, ero molto prevenuto sul tempo dei mercatini natalizi, qua in Alto Adige.

Non che i timori siano stati smentiti: traffico pazzesco, smercio senza valore delle tipicità locali, turisti a flotte… e ancora mancano un paio di settimane!

Eppure questa volta è andata diversamente. Sarà stata l’esperienza, sarà questo momento di forte cambiamento, sarà la scoperta di piccole chicche curiose e piacevoli – tutto sommato, il tempo dei mercatini mi è piaciuto!

La forza di Tramin e la passione di Falkenstein hanno rimesso il vino in primo piano /

esaltando ancora più la gioia della cena ruspante al Santlhof /

o il caos bolzanino, redento da un ultimo törggelen poco ortodosso ma di gran qualità al Haidgerberhof /

ma anche il piacere straniante della musica indi con i The Pleasants /

e la ricchezza dell’atmosfera nei mercatini di Vipiteno o Chiusa /

condita meravigliosamente dai pasticci di Acherer e dalla degustazione al Pretzhof /

e in chiusura, i biscotti in casa ed il primo skitour verso il cielo del Rittnerhorn!

Lascio la parola alle immagini, che non possono far vivere le situazioni – però almeno ne danno un’idea :-)

NorthForth/5 . Amsterdam

30 Lug

Dopo un lungo viaggiare fatto di campagne luccicanti e borghi lussureggianti, i viaggiatori entrano sulle proprie gambe nella città dei canali concentrici, che l’auto non si addice ad un terreno così delicato. Incrociati da agili ciclisti, incuriositi da passanti colorati, perennemente con gli occhi sgranati per la successiva sorpresa: ad Amsterdam si arriva credendo di conoscerla, ma si scopre presto di averla appena intravista.

Coffee shops e vetrine a luci rosse, locali traboccanti d’euforia e placidi canali dove perdersi, dolci artistici per rilassare la mente, quartieri ricreazione senza orari e la benedizione del pane quotidiano, popolosi mercati e persone mai ferme, eppure rilassate… a comporre l’anima di una città invisibile. Perché oltre la valanga colorata della materialità di cui si vanta, moda design divertimento sesso cibo stupefacenti turismo alternativismo, la città sembra rimanere invisibile, celando come un tesoro la propria verità.

D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

Neppure 24 ore per scoprire questa verità: giusto il tempo d’inebriarsi e lasciarla con la voglia di tornarci presto. Ho capito che la vera dipenenza di cui si corre il rischio è quella per Amsterdam stessa: la percezione di libertà, la sensazione di rilassamento, la voglia di cercare il bello della vita, il piacere della condivisione con gli altri, il sereno ritrovarsi con se stessi, un sentimento di apertura che pulsa continuamente.

Le droghe sono un optional, il cibo un passatempo, la moda una fuga, i divertimenti una scusa – ma tutto torna ad Amsterdam: ogni cosa sembra quadrare per magia, trasformando le esperienze in emozioni. Come il tempo che si perde per strada, i piani della visita che si cancellano dalla memoria… Più ripenso a quelle poche ore, più mi sento incapace di un racconto, poca cosa rispetto all’esperienza diretta.

Amsterdam merita (almeno) un ritorno. Perché ha la rara capacità di offrire risposte alle nostre domande. Non subito: quando viene il momento. Quell’attimo in cui sembra tutto chiaro, in cui troviamo la nostra verità – o almeno ne comprendiamo una piccola parte. Che sia questo regalo in differita, la natura segreta di Amsterdam?

Una città invisibile che rende visibile la verità. Ma forse tutto dipende da noi, dallo zaino che portiamo in spalla. Nel mio ho ritrovato un curioso libro, regalo di un caro amico, ma anche scoperto un diario di viaggi fuori dal comune. Una miscela unica, fatta di coincidenze troppo belle per essere frutto del caso. Ad ognuno il proprio destino ;-)

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

In qualche modo Amsterdam è l’ennesima bolgia terrestre dove vizi e peccati degli uomini trovano terreno fertile per prosperare. Un simbolo tra i tanti della decadenza del nostro tempo, di un occidente alla deriva, di un’Europa sbronza del proprio egocentrismo.

Eppure Amsterdam è anche un centro pulsante di energia positiva, di fantasia applicata e innovazione liberata, una terra capace di frutti meravigliosi.

Sta a noi distinguere chi e cosa, facendolo durare, e dandogli spazio…

NorthForth/4 . Fiandre

21 Lug

L’assoluta immobilità della congestione stradale intorno alle città, presagio di un incredibile traffico umano… Oppure la placida campagna tra città medioevali e centri artistici, allegramente colorata da animali e fattorie…

Due immagini a contrasto inviateci dall’unico canale disponibile in auto: tra parabrezza e tettuccio è possibile cogliere scene di vita in movimento senza sosta! Bici che sfrecciano ovunque. Lunghe file ordinate di alberi ad entrambi i lati. Tante, tantissime vacche che presidiano il territorio. Terra verde che lentamente scende per immergersi asciutta sotto il livello del mare. Strisce bianche a disegnare percorsi precisi sul porfido delle città. Sensi unici per nulla rari. Canali mai dritti e gente spanzata al sole, e patatine fritte con le salse, e bancomat introvabili nella patria del capitalismo…

Ecco le Fiandre. Un minestrone molto speziato con ingredienti di stagione. Dopo aver accolto le birre di Westvleteren ci siamo immersi nelle terre basse, ovvero il nord del Belgio, senza farci mancare né campagna né città. Una toccata a Brugge (Bruges) in campeggio, una sveltina a Gent (Gand o Ghent) ed una sbirciata ad Antwerpen (Anversa, o Antwerp): tre punti fermi, in continua evoluzione. Poco oltre l’Olanda, con la sua grande città di canali e cicli ad aspettarci!

* Brugge ricorda Venezia non tanto per l’acqua, quanto per il fatto che sembra un giocattolo commerciale a disposizione di qualsiasi turista. Che altro non cerca, probabilmente…. Ristorantini, piazzette, palazzi curati, prezzi alti e qualità difficile: il pacchetto perfetto della moderna giostra turistica. E quindi, anche per noi, imprendibile :-) Ma proviamo ad essere furbi e ci rifugiamo in un piccolo e fresco campeggio oltre le mura esterne. Lasciamo sfogare il tempo con le ultime piogge e gironzoliamo per vie praticamente deserte. Il fuggifuggi del turista diventa il nostro grande momento di libertà, padroni per una sera del borgo e di tutto quello che cela! Piccolo banchetto al piano superiore di un localino per nulla locale, tra tapas curiose e vini stranieri – facciamo i diversi ma la pausa viene naturale, dopo e prima di tanta altra belgitudine.

La notte di sonno tranquillo spegne ogni mal di viaggio, così mi concedo una corsa nel sole che lentamente, fra vapori trasparenti e strade umide, svela una Brugge sconosciuta. Pani in cassetta e mercatini di frutta/verdura, lavoratori in bici con giornale sul portapacchi, gente in attesa del ponte levatoio sotto la torre di cinta, ristoratori che bevono il primo ed unico caffè in pace di tutta la giornata, ancora capaci di un sorriso rilassato. Non poteva che risultarne una colazione improvvisata fuori dalla tenda, anche per festeggiare il battesimo outdoor di Anto ;-) Pacchi incastrati e auto rimessa in pista, ci godiamo poi la campagna senza nessuna fretta!

* Gent sembra un fuori programma – e lo diventa nei fatti: bella, come l’incontro improvviso con una donna che avevamo aspettato tanto a lungo. Esce il sole, l’atmosfera si scalda, il borgo pulsa di vita e tutto sprigiona allegria. Negozi, canali, locali, cattedrali e cantieri… un carico di scene curiose e piacevolissime. Scopro un Duomo notevole, mistico ed artistico, con una cripta che affonda nella storia d’Europa. Scopriamo che le vie migliori, senza lavori di ammodernamento e piacevoli anche solo da guardare, sono quelle d’acqua, dove cittadini e stranieri si dissetano d’estate ad occhi chiusi. Gustiamo un cartoccio di frites in piazza, una gauffre a regola d’arte in un fumoso bar che puzza d’antico, ed infine alcune caramelle stucchevoli come il sorriso che mostrano.

Abbandonare Gent per rimettersi in strada sembra un delitto. Ma un’altra località ci attrae –  o almeno ha catturato il sottoscritto, già anni fa: Antwerpen, per me città della storia economica, del capitalismo e del commercio, del porto sconfinato e delle culture rimescolate ogni istante. E come spesso accade dopo una lunga attesa, è facile rimanere un po’ delusi. Inizia tutto con il primo traffico, le code e l’immobilismo che tanto contrastano con il piacere dei momenti all’aperto in piena libertà. Ma conquistiamo anche la vecchia tigre, buttando il bagaglio in ostello ed infilandoci in centro, affamati e curiosi come non mai!

* Antwerpen sembra avere tutto – e rischia di dire poco. Moda stiracchiata, vecchi commerci, antico splendore che fatica a riflettersi sull’oggi. Le sponde del grande porto ingialliscono nella luce crepuscolare che avvolge la città. Lo spirito del posto si materializza in un lunghissimo tunnel sotterraneo, che non porta praticamente da nessuna parte: affascinante come ogni cosa che decade ed accende emozioni dimenticate. Sembriamo ora quattro sbandati senza punti di riferimento, senza mete per la cena o destinazioni per lo shopping, e indirizzi per le visite. Una serata ed una mattina passati a vagare nei momenti speciali che solo l’assenza di piani preconfezionati può donare.

Resta così un po’ il vuoto di una città immateriale, effimera, giocata su ricordi luccicanti ed illusioni mondane. Il ritmo allora rallenta, il passo è sempre meno carico di aspettative e ci si lascia cogliere dalle idee più semplici – spesso anche le migliori! Seduti ad un tavolino, birre belghe a ruota libera, pane e companatico improvvisati, aria trasparente ad accompagnare i nostri non/pensieri. Momenti di vuoto puro, di cervello in stand-by che attende, pronto ad accogliere. Tutti presenti, eppure completamente assenti: il bianco della pagina nuova in una storia ancora da scrivere. Solo Antwerpen poteva riuscirci :-)

Questo piccolo, inatteso momento di verità in compagnia dura il tempo di una birra (o più birre ;-): affatto infinito, semplicemente umano. Incominciamo ad intravedere l’Olanda oltre il vicino confine ed i pensieri si riaccendono… sono sirene che cantano e noi non abbiamo la forza di resistere. Antwerpen svanisce così dal nostro viaggio, uscendo di scena con nuove code, traffico e noia: ogni vera storia ha il suo intreccio – dopo un momento di svolta, arriva regolare la caduta.

Che prepara al successivo climax…