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mercati/ni di/vini

15 Dic

Dopo le esperienze dell’anno scorso, ero molto prevenuto sul tempo dei mercatini natalizi, qua in Alto Adige.

Non che i timori siano stati smentiti: traffico pazzesco, smercio senza valore delle tipicità locali, turisti a flotte… e ancora mancano un paio di settimane!

Eppure questa volta è andata diversamente. Sarà stata l’esperienza, sarà questo momento di forte cambiamento, sarà la scoperta di piccole chicche curiose e piacevoli – tutto sommato, il tempo dei mercatini mi è piaciuto!

La forza di Tramin e la passione di Falkenstein hanno rimesso il vino in primo piano /

esaltando ancora più la gioia della cena ruspante al Santlhof /

o il caos bolzanino, redento da un ultimo törggelen poco ortodosso ma di gran qualità al Haidgerberhof /

ma anche il piacere straniante della musica indi con i The Pleasants /

e la ricchezza dell’atmosfera nei mercatini di Vipiteno o Chiusa /

condita meravigliosamente dai pasticci di Acherer e dalla degustazione al Pretzhof /

e in chiusura, i biscotti in casa ed il primo skitour verso il cielo del Rittnerhorn!

Lascio la parola alle immagini, che non possono far vivere le situazioni – però almeno ne danno un’idea :-)

NorthForth/2 . Alsace

26 Giu

Guardando una cartina non è difficile capirlo: tra Italia e Belgio/Olanda, nel mezzo c’è l’Alsazia. Una terra incantevole (credo) in tutte le stagioni: adagiata accanto al Reno, le spalle coperte dalla catena dei Vosges, è da sempre un regione contesa fra Francia e Germania, che ne hanno influenzato radicalmente la cultura, le tradizioni, le persone. Una ricetta ricca e complessa, tutta da scoprire!

In particolare ci piaceva l’idea di spezzare il viaggio verso Nord in due tappe, per prendercela comoda e goderci l’Alsazia un po’ fuori stagione. Mi era già capitato di passare da queste parti, anni fa: così ho pensato di toccare solo alcuni paesini della Strada del Vino, visitare alcune cantine caldamente consigliate e ritrovare alcuni dei piatti forti della tradizione locale. Con un giorno e mezzo a disposizione, non è male!

L’Alsazia ricorda molto l’Alto Adige, anche e soprattutto per la produzione di vino. Grandi vini bianchi, Riesling e Gewürztraminer, che esprimono livelli incredibili con le Vendange Tardive, ma che già lasciano a bocca aperta (o meglio, chiusa ;-) coi Grand Cru delle storiche cantine. Vini che devono piacere, come sempre: spesso hanno una morbidezza, ovvero una dolcezza, che non conquista tutti. Personalmente, preferisco quelli bilanciati con una bella spalla acida o sapida: creano contrasti fantastici e sono perfetti in abbinamento coi cibi!

Arrivati a Kientzheim (una nota di dovere: io questi nomi li leggerei tutti alla tedesca, ma sconsiglio di farlo – a meno di non volersi far redarguire da tutti gli orgogliosi francesi del posto!) ed accomodati in un fantastico, economico e simpatico B&B, siamo ripartiti alla caccia del vino. Il sabato pomeriggio sarebbe bastato solo per tre cantine: ma, hey! a cosa serve visitare decine di posti se poi il gusto si appiattisce e non si distingue più nulla?

La nostra piccola selezione si è rivelata molto interessante: un produttore tradizionalissimo, Weinbach a Kaysersberg; un produttore decisamente alternativo, Marcel Deiss a Bergheim; e un produttore accorto ed essenziale, Klur a Katzenthal. La signora Faller di Weinbach ci accoglie nella splendida ed antica villa di famiglia e ci fa degustare i suoi vini senza tanti orpelli ed invenzioni: sono l’essenza della regione, puri purissimi, che gli amici intenditori definirebbero “didattici”. Volete capire l’Alsazia? Ecco il Riesling di Weinbach!

Poi, in verità, resta tutto il resto. Ovvero, questo vino è solo un primo assaggio, per quanto genuino. Cambiamo tutto: con Deiss proviamo vini alternativi, tutti bio/logici/dinamici, dove i vitigni locali sono mescolati, quasi nascosti, calibrati e selezionati per creare vini radicati nel territorio ma stupefacenti nel gusto. Ovviamente ci sono anche le bottiglie base, tutte di qualità. Ma il sapiente vigneron ci conduce in un percorso in crescita (lungo e parecchio alcolico, a dire il vero ;-) fino a livelli dove Anto ed io non possiamo arrivare – ma che è curioso esplorare, almeno una volta!

Ritorniamo a sud ed al “normale”, cerchiamo Klur e lo troviamo nella viuzza principale di un borgo appartato e grazioso. L’energica signora ci aspetta con un po’ di ansia (è tardi), ma poi ci apre le porte del mondo di questo viticoltore che ha abbracciato anche lui il bio, fa vini della tradizione con un rapporto qualità-prezzo incredibile, collabora con slow food e cerca di svecchiare l’immagine di un prodotto (il vino!) troppo spesso sopravvalutato, chiacchierato, speculato e… triste ma vero, poco e male consumato. Non saremo noi i clienti d’oro di Klur, eppure la scoperta è proprio bella ed il ricordo non svanirà presto (anche perché una bottiglia aspetta in cantina :-).

Il giorno è finito: dalla comasca attraverso le Alpi e dentro l’Alsazia, non possiamo lamentarci. Ma la fame è tanta, dopo i numerosi bicchieri di degustazione senza neppure un grissino – sigh! Decidiamo di inaugurare il viaggio con una bella cena senza fronzoli, di sostanza e qualità: la scelta ricade sulla Winstub di Chambard , il locale ruspante del noto chef Olivier Nasti. Una scoperta proprio felice, tra escargot che si sciolgono in bocca, una choucroute che mi riporta in Alto Adige con sapori incredibilmente delicati ed una torta fantastica dal ripieno non meglio identificato (rabarbaro?).

Il mattino della domenica porta la pioggia – e con la pioggia, scende anche una grande quiete. Sdraiato nel letto, è facile rendersi conto di quanto sia bello darsi del tempo, godersi il momento, lasciar correre i pensieri. Sono alcune delle grandi fortune del viaggiare… abbiamo l’occasione di ricevere, accogliere le esperienze, cercando di non alzare le solite difese del quotidiano tram tram.

Lentamente usciamo ed iniziamo un percorso molto approssimativo per toccare alcuni dei paesi più caratteristici dell’Alsazia: Riquewihr, Ribeauvillé, Eguisheim, Kaysersberg, Turckheim. Tutti in grande forma, ovvero conservati alla perfezione e valorizzati dai cittadini. Tutti anche un po’ kitsch, con quell’aria di artificioso che ricorda tanto il mondo Disney. Eppure esplorarli senza meta è una vera goduria, così come fermarsi qua e la per una foto, per un assaggio, per curiosare una vetrina o ammirare stupiti le tonnellate di cuoricini di ogni tipo sparsi ovunque.

Un paio di tappe, però, le avevo accuratamente pianificate, per non farci sfuggire alcune delle delizio migliori dell’Alsazia – oltre al vino ovviamente! Intendo il foie gras e di dolci, in particolare marmellate e Kouglof. Per questi ultimi avevo un indirizzo sicuro, la Maison di Christine Ferber a Niedermorschwihr. In pochi metri quadrati si trovano le sue marmellate favolose – secondo alcuni, le migliori di tutta la Francia. Onestamente non saprei, non sono da molto un amante della frutta conservata, ma posso dire che la marmellata di rabarbaro è uno spettacolo e quella di arance con cacao semplicemente indescrivibile!

Oltre ai vasetti c’è pane fresco e buonissimo (anche la domenica mattina nella migliore tradizione francese), biscotti e cioccolato, un piccolo reparto “salato” e produzioni artigianali locali tra cui vasellame e vettovaglie. Eppoi lui, il re dei prodotti da forno alsaziani, il Kouglof. Una bella ri-scoperta, a dire il vero: era talmente soffice, fresco, delicato e per nulla stucchevole che ha cancellato fin dal primo morso il triste ricordo di prodotti simili solo nel nome, provati negli anni e gettati nel dimenticatoio.

La storia si ripete anche con il foie gras, un prodotto difficile e discusso. Però anche incredibilmente buono. Facile inciampare in scatolette tanto allettanti quanto fasulle, di scarsa qualità. Mi sono affidato ad un incrocio di consigli ed alla fine ho provato quello prodotto direttamente dallo chef Nasti a Kaysersberg. Prezzo molto salato per 100g di pura libidine: intenso eppure delicato, ricco nel gusto senza mai stancare. Eccezionale su un pezzo di pane in un pic-nic all’aperto tra giovani filari di vigne e grandi alberi secolari!

Riempirsi occhi, bocca, cuore e mente è bellissimo… se si lascia trasportare e la corrente scorre impetuosa, impossibile dire dove si potrebbe arrivare. Per chiudere il pomeriggio cerchiamo un po’ di outdoor in terra alsaziana: Anto vagherà per vigneti a caccia di foto e pensieri piacevoli, io mi butto anima e corpo in una corsa senza traccia su colline e monti, immerso in vigne ordinate e boschi fitti. Momenti intensi che fanno emergere tutta la verità della vita: la fortuna che ho, la libertà di cui godo, la bellezza che mi circonda…

Impossibile non festeggiare. O meglio, rendere grazie e quindi celebrare. Non è forse domenica? Neppure la pioggia può fermare un banchetto serale gustoso e piacevolissimo, in cui spazzoliamo le provviste raccolte nelle varie visite, innaffiamo il tutto con un buon vino di Klur e scambiamo un po’ di chiacchiere amiche. La prima tappa del nostro viaggio non poteva chiudersi meglio: un mix di bello e cattivo tempo, di giri e di esperienze, di confronti e di silenzi :-)

Che sia anche il cammino, il viaggio, a favorire tutto questo? Io ci credo. Come corde tese fra questa terra e l’alto cielo, cerchiamo incessantemente l’armonia dentro e fuori di noi. Qualche volta proprio non funziona – ma ogni tanto ci coglie all’improvviso. Meglio godersela fino all’ultimo istante, quindi essere pronti per la prossima volta. Che sia una corsa, un pasto, un abbraccio o una meditazione.

bollo in pentola…

9 Mag

… nel senso che ci sono novità in arrivo sul blog ;-)

Niente anticipazioni: spero di mettere tutto online al più presto.

Ma intanto non potevo non dire nulla di Andeer e delle sue vacche. In uno dei miei rientri alla casa paterna e materna, felicemente divaganti fra valli e borghi, mi sono imbattuto in questo paesino, due mucche minimo per ogni abitante, che al mio passaggio festeggiava la primavera,  anche eleggendo la vacca più bella. Non la contadina con le guance più rosa. E nemmeno l’animale che produce più latte. No, proprio la vacca più bella. Personalmente, mi sembra fantastico – che ancora sopravvivano queste tradizioni.

Senza dimenticare che il caseificio del paesello fa uno dei formaggi migliori al mondo. Non sono io a dirlo, ma questi qua. Ieri, chiacchierando con il barbuto proprietario, non lo sapevo mica – ma questi formaggi non hanno bisogno di medaglie per farsi apprezzare!

Piccole gioie che arricchiscono il viaggiare… in fondo, le novità del blog riguardano proprio questo :-)

Tschüß!