L’assoluta immobilità della congestione stradale intorno alle città, presagio di un incredibile traffico umano… Oppure la placida campagna tra città medioevali e centri artistici, allegramente colorata da animali e fattorie…
Due immagini a contrasto inviateci dall’unico canale disponibile in auto: tra parabrezza e tettuccio è possibile cogliere scene di vita in movimento senza sosta! Bici che sfrecciano ovunque. Lunghe file ordinate di alberi ad entrambi i lati. Tante, tantissime vacche che presidiano il territorio. Terra verde che lentamente scende per immergersi asciutta sotto il livello del mare. Strisce bianche a disegnare percorsi precisi sul porfido delle città. Sensi unici per nulla rari. Canali mai dritti e gente spanzata al sole, e patatine fritte con le salse, e bancomat introvabili nella patria del capitalismo…
Ecco le Fiandre. Un minestrone molto speziato con ingredienti di stagione. Dopo aver accolto le birre di Westvleteren ci siamo immersi nelle terre basse, ovvero il nord del Belgio, senza farci mancare né campagna né città. Una toccata a Brugge (Bruges) in campeggio, una sveltina a Gent (Gand o Ghent) ed una sbirciata ad Antwerpen (Anversa, o Antwerp): tre punti fermi, in continua evoluzione. Poco oltre l’Olanda, con la sua grande città di canali e cicli ad aspettarci!
* Brugge ricorda Venezia non tanto per l’acqua, quanto per il fatto che sembra un giocattolo commerciale a disposizione di qualsiasi turista. Che altro non cerca, probabilmente…. Ristorantini, piazzette, palazzi curati, prezzi alti e qualità difficile: il pacchetto perfetto della moderna giostra turistica. E quindi, anche per noi, imprendibile :-) Ma proviamo ad essere furbi e ci rifugiamo in un piccolo e fresco campeggio oltre le mura esterne. Lasciamo sfogare il tempo con le ultime piogge e gironzoliamo per vie praticamente deserte. Il fuggifuggi del turista diventa il nostro grande momento di libertà, padroni per una sera del borgo e di tutto quello che cela! Piccolo banchetto al piano superiore di un localino per nulla locale, tra tapas curiose e vini stranieri – facciamo i diversi ma la pausa viene naturale, dopo e prima di tanta altra belgitudine.
La notte di sonno tranquillo spegne ogni mal di viaggio, così mi concedo una corsa nel sole che lentamente, fra vapori trasparenti e strade umide, svela una Brugge sconosciuta. Pani in cassetta e mercatini di frutta/verdura, lavoratori in bici con giornale sul portapacchi, gente in attesa del ponte levatoio sotto la torre di cinta, ristoratori che bevono il primo ed unico caffè in pace di tutta la giornata, ancora capaci di un sorriso rilassato. Non poteva che risultarne una colazione improvvisata fuori dalla tenda, anche per festeggiare il battesimo outdoor di Anto ;-) Pacchi incastrati e auto rimessa in pista, ci godiamo poi la campagna senza nessuna fretta!
* Gent sembra un fuori programma – e lo diventa nei fatti: bella, come l’incontro improvviso con una donna che avevamo aspettato tanto a lungo. Esce il sole, l’atmosfera si scalda, il borgo pulsa di vita e tutto sprigiona allegria. Negozi, canali, locali, cattedrali e cantieri… un carico di scene curiose e piacevolissime. Scopro un Duomo notevole, mistico ed artistico, con una cripta che affonda nella storia d’Europa. Scopriamo che le vie migliori, senza lavori di ammodernamento e piacevoli anche solo da guardare, sono quelle d’acqua, dove cittadini e stranieri si dissetano d’estate ad occhi chiusi. Gustiamo un cartoccio di frites in piazza, una gauffre a regola d’arte in un fumoso bar che puzza d’antico, ed infine alcune caramelle stucchevoli come il sorriso che mostrano.
Abbandonare Gent per rimettersi in strada sembra un delitto. Ma un’altra località ci attrae – o almeno ha catturato il sottoscritto, già anni fa: Antwerpen, per me città della storia economica, del capitalismo e del commercio, del porto sconfinato e delle culture rimescolate ogni istante. E come spesso accade dopo una lunga attesa, è facile rimanere un po’ delusi. Inizia tutto con il primo traffico, le code e l’immobilismo che tanto contrastano con il piacere dei momenti all’aperto in piena libertà. Ma conquistiamo anche la vecchia tigre, buttando il bagaglio in ostello ed infilandoci in centro, affamati e curiosi come non mai!
* Antwerpen sembra avere tutto – e rischia di dire poco. Moda stiracchiata, vecchi commerci, antico splendore che fatica a riflettersi sull’oggi. Le sponde del grande porto ingialliscono nella luce crepuscolare che avvolge la città. Lo spirito del posto si materializza in un lunghissimo tunnel sotterraneo, che non porta praticamente da nessuna parte: affascinante come ogni cosa che decade ed accende emozioni dimenticate. Sembriamo ora quattro sbandati senza punti di riferimento, senza mete per la cena o destinazioni per lo shopping, e indirizzi per le visite. Una serata ed una mattina passati a vagare nei momenti speciali che solo l’assenza di piani preconfezionati può donare.
Resta così un po’ il vuoto di una città immateriale, effimera, giocata su ricordi luccicanti ed illusioni mondane. Il ritmo allora rallenta, il passo è sempre meno carico di aspettative e ci si lascia cogliere dalle idee più semplici – spesso anche le migliori! Seduti ad un tavolino, birre belghe a ruota libera, pane e companatico improvvisati, aria trasparente ad accompagnare i nostri non/pensieri. Momenti di vuoto puro, di cervello in stand-by che attende, pronto ad accogliere. Tutti presenti, eppure completamente assenti: il bianco della pagina nuova in una storia ancora da scrivere. Solo Antwerpen poteva riuscirci :-)
Questo piccolo, inatteso momento di verità in compagnia dura il tempo di una birra (o più birre ;-): affatto infinito, semplicemente umano. Incominciamo ad intravedere l’Olanda oltre il vicino confine ed i pensieri si riaccendono… sono sirene che cantano e noi non abbiamo la forza di resistere. Antwerpen svanisce così dal nostro viaggio, uscendo di scena con nuove code, traffico e noia: ogni vera storia ha il suo intreccio – dopo un momento di svolta, arriva regolare la caduta.
Che prepara al successivo climax…
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