Archivio | giugno, 2010

NorthForth/2 . Alsace

26 Giu

Guardando una cartina non è difficile capirlo: tra Italia e Belgio/Olanda, nel mezzo c’è l’Alsazia. Una terra incantevole (credo) in tutte le stagioni: adagiata accanto al Reno, le spalle coperte dalla catena dei Vosges, è da sempre un regione contesa fra Francia e Germania, che ne hanno influenzato radicalmente la cultura, le tradizioni, le persone. Una ricetta ricca e complessa, tutta da scoprire!

In particolare ci piaceva l’idea di spezzare il viaggio verso Nord in due tappe, per prendercela comoda e goderci l’Alsazia un po’ fuori stagione. Mi era già capitato di passare da queste parti, anni fa: così ho pensato di toccare solo alcuni paesini della Strada del Vino, visitare alcune cantine caldamente consigliate e ritrovare alcuni dei piatti forti della tradizione locale. Con un giorno e mezzo a disposizione, non è male!

L’Alsazia ricorda molto l’Alto Adige, anche e soprattutto per la produzione di vino. Grandi vini bianchi, Riesling e Gewürztraminer, che esprimono livelli incredibili con le Vendange Tardive, ma che già lasciano a bocca aperta (o meglio, chiusa ;-) coi Grand Cru delle storiche cantine. Vini che devono piacere, come sempre: spesso hanno una morbidezza, ovvero una dolcezza, che non conquista tutti. Personalmente, preferisco quelli bilanciati con una bella spalla acida o sapida: creano contrasti fantastici e sono perfetti in abbinamento coi cibi!

Arrivati a Kientzheim (una nota di dovere: io questi nomi li leggerei tutti alla tedesca, ma sconsiglio di farlo – a meno di non volersi far redarguire da tutti gli orgogliosi francesi del posto!) ed accomodati in un fantastico, economico e simpatico B&B, siamo ripartiti alla caccia del vino. Il sabato pomeriggio sarebbe bastato solo per tre cantine: ma, hey! a cosa serve visitare decine di posti se poi il gusto si appiattisce e non si distingue più nulla?

La nostra piccola selezione si è rivelata molto interessante: un produttore tradizionalissimo, Weinbach a Kaysersberg; un produttore decisamente alternativo, Marcel Deiss a Bergheim; e un produttore accorto ed essenziale, Klur a Katzenthal. La signora Faller di Weinbach ci accoglie nella splendida ed antica villa di famiglia e ci fa degustare i suoi vini senza tanti orpelli ed invenzioni: sono l’essenza della regione, puri purissimi, che gli amici intenditori definirebbero “didattici”. Volete capire l’Alsazia? Ecco il Riesling di Weinbach!

Poi, in verità, resta tutto il resto. Ovvero, questo vino è solo un primo assaggio, per quanto genuino. Cambiamo tutto: con Deiss proviamo vini alternativi, tutti bio/logici/dinamici, dove i vitigni locali sono mescolati, quasi nascosti, calibrati e selezionati per creare vini radicati nel territorio ma stupefacenti nel gusto. Ovviamente ci sono anche le bottiglie base, tutte di qualità. Ma il sapiente vigneron ci conduce in un percorso in crescita (lungo e parecchio alcolico, a dire il vero ;-) fino a livelli dove Anto ed io non possiamo arrivare – ma che è curioso esplorare, almeno una volta!

Ritorniamo a sud ed al “normale”, cerchiamo Klur e lo troviamo nella viuzza principale di un borgo appartato e grazioso. L’energica signora ci aspetta con un po’ di ansia (è tardi), ma poi ci apre le porte del mondo di questo viticoltore che ha abbracciato anche lui il bio, fa vini della tradizione con un rapporto qualità-prezzo incredibile, collabora con slow food e cerca di svecchiare l’immagine di un prodotto (il vino!) troppo spesso sopravvalutato, chiacchierato, speculato e… triste ma vero, poco e male consumato. Non saremo noi i clienti d’oro di Klur, eppure la scoperta è proprio bella ed il ricordo non svanirà presto (anche perché una bottiglia aspetta in cantina :-).

Il giorno è finito: dalla comasca attraverso le Alpi e dentro l’Alsazia, non possiamo lamentarci. Ma la fame è tanta, dopo i numerosi bicchieri di degustazione senza neppure un grissino – sigh! Decidiamo di inaugurare il viaggio con una bella cena senza fronzoli, di sostanza e qualità: la scelta ricade sulla Winstub di Chambard , il locale ruspante del noto chef Olivier Nasti. Una scoperta proprio felice, tra escargot che si sciolgono in bocca, una choucroute che mi riporta in Alto Adige con sapori incredibilmente delicati ed una torta fantastica dal ripieno non meglio identificato (rabarbaro?).

Il mattino della domenica porta la pioggia – e con la pioggia, scende anche una grande quiete. Sdraiato nel letto, è facile rendersi conto di quanto sia bello darsi del tempo, godersi il momento, lasciar correre i pensieri. Sono alcune delle grandi fortune del viaggiare… abbiamo l’occasione di ricevere, accogliere le esperienze, cercando di non alzare le solite difese del quotidiano tram tram.

Lentamente usciamo ed iniziamo un percorso molto approssimativo per toccare alcuni dei paesi più caratteristici dell’Alsazia: Riquewihr, Ribeauvillé, Eguisheim, Kaysersberg, Turckheim. Tutti in grande forma, ovvero conservati alla perfezione e valorizzati dai cittadini. Tutti anche un po’ kitsch, con quell’aria di artificioso che ricorda tanto il mondo Disney. Eppure esplorarli senza meta è una vera goduria, così come fermarsi qua e la per una foto, per un assaggio, per curiosare una vetrina o ammirare stupiti le tonnellate di cuoricini di ogni tipo sparsi ovunque.

Un paio di tappe, però, le avevo accuratamente pianificate, per non farci sfuggire alcune delle delizio migliori dell’Alsazia – oltre al vino ovviamente! Intendo il foie gras e di dolci, in particolare marmellate e Kouglof. Per questi ultimi avevo un indirizzo sicuro, la Maison di Christine Ferber a Niedermorschwihr. In pochi metri quadrati si trovano le sue marmellate favolose – secondo alcuni, le migliori di tutta la Francia. Onestamente non saprei, non sono da molto un amante della frutta conservata, ma posso dire che la marmellata di rabarbaro è uno spettacolo e quella di arance con cacao semplicemente indescrivibile!

Oltre ai vasetti c’è pane fresco e buonissimo (anche la domenica mattina nella migliore tradizione francese), biscotti e cioccolato, un piccolo reparto “salato” e produzioni artigianali locali tra cui vasellame e vettovaglie. Eppoi lui, il re dei prodotti da forno alsaziani, il Kouglof. Una bella ri-scoperta, a dire il vero: era talmente soffice, fresco, delicato e per nulla stucchevole che ha cancellato fin dal primo morso il triste ricordo di prodotti simili solo nel nome, provati negli anni e gettati nel dimenticatoio.

La storia si ripete anche con il foie gras, un prodotto difficile e discusso. Però anche incredibilmente buono. Facile inciampare in scatolette tanto allettanti quanto fasulle, di scarsa qualità. Mi sono affidato ad un incrocio di consigli ed alla fine ho provato quello prodotto direttamente dallo chef Nasti a Kaysersberg. Prezzo molto salato per 100g di pura libidine: intenso eppure delicato, ricco nel gusto senza mai stancare. Eccezionale su un pezzo di pane in un pic-nic all’aperto tra giovani filari di vigne e grandi alberi secolari!

Riempirsi occhi, bocca, cuore e mente è bellissimo… se si lascia trasportare e la corrente scorre impetuosa, impossibile dire dove si potrebbe arrivare. Per chiudere il pomeriggio cerchiamo un po’ di outdoor in terra alsaziana: Anto vagherà per vigneti a caccia di foto e pensieri piacevoli, io mi butto anima e corpo in una corsa senza traccia su colline e monti, immerso in vigne ordinate e boschi fitti. Momenti intensi che fanno emergere tutta la verità della vita: la fortuna che ho, la libertà di cui godo, la bellezza che mi circonda…

Impossibile non festeggiare. O meglio, rendere grazie e quindi celebrare. Non è forse domenica? Neppure la pioggia può fermare un banchetto serale gustoso e piacevolissimo, in cui spazzoliamo le provviste raccolte nelle varie visite, innaffiamo il tutto con un buon vino di Klur e scambiamo un po’ di chiacchiere amiche. La prima tappa del nostro viaggio non poteva chiudersi meglio: un mix di bello e cattivo tempo, di giri e di esperienze, di confronti e di silenzi :-)

Che sia anche il cammino, il viaggio, a favorire tutto questo? Io ci credo. Come corde tese fra questa terra e l’alto cielo, cerchiamo incessantemente l’armonia dentro e fuori di noi. Qualche volta proprio non funziona – ma ogni tanto ci coglie all’improvviso. Meglio godersela fino all’ultimo istante, quindi essere pronti per la prossima volta. Che sia una corsa, un pasto, un abbraccio o una meditazione.

NorthForth/1 . Intro

20 Giu

Incredibilmente, il benzinaio c’era. Non è scontato, il sabato mattina presto a Mesocco, paesino della Val Mesolcina. Un paio di mesi prima non ero riuscito a fare il pieno: al posto della benzina, ero rimasto con uno scontrino/buono tra le mani. Credevo impossibile il recupero della somma, quindi del pieno. Invece, senza fretta, il tizio ha riempito la pancia dell’auto e permesso al nostro viaggio di partire a tutto gas!

Però anche Anto ed io non avevamo fretta. Dopo una bella colazione al Marché di Bellinzona, puntavamo con andamento rilassato ad una seconda tappa ad Andeer e Zillis, rispettivamente per acquisti e contemplazione. Di Andeer e del suo celebre formaggio ho già raccontato; questa volta abbiamo aggiunto anche salumi e pane locale, tutti notevoli. Ma in zona c’è anche un monumento artistico di incredibile bellezza, addirittura la Cappella Sistina delle Alpi… Non potevamo farcela sfuggire, questa chiesetta di Zillis, il cui soffitto è interamente decorato con riquadri che nei secoli hanno rappresentato la narrativa religiosa delle comunità montane.

Seduto in una delle file, con lo specchio sulle ginocchia per osservare comodamente le scene, mi sembrava di avere fra le mani non solo l’arte, ma anche la storia e lo spirito del luogo. A volte basta lo sguardo ripulito dai pensieri per cogliere un momento di pace e di bellezza. Una preghiera, laica o religiosa non importa, per avvolgere di buon auspicio questo viaggio verso il nord, verso il cuore dell’Europa, le radici di un mondo che oggi pare così scontato.

NorthForth, direzione nord... Nove giorni e molte voglie da soddisfare: Alsazia, Bruxelles, Fiandre, Antwerpen, Amsterdam, Mar del Nord. E poi la cultura dei Paesi Bassi, le tradizioni della valle del Reno, i prodotti tipici  come vino, birra, cioccolato, formaggio. Un programma di massima che voleva toccare borghi storici e campagna, sfruttare B&B Ostelli Camping, godere della natura e curiosare le città piccole e grandi. Forse troppe pretese. Ma è meglio tenere alte le ambizioni, cercando poi di lasciarsi andare all’improvvisazione.

Un viaggio con quattro teste: Anto il campano naturalizzato milanese. Ale il milanese che non si direbbe mai. Cambo l’infermiere matto di Bizza. Eppoi il sottoscritto, di cui è meglio non parlare ;-) Completa il quadretto un’Audi A4 carica all’inverosimile e sfruttata fino in fondo, incluso il navigatore e la cassetta attrezzi – per metterci gli ultimi acquisti quando lo spazio era finito!

Ho pensato, per incasinarmi la vita e rompere le scatole al mondo, di dividere il racconto del viaggio in parti non omogenee scelte in modo assolutamente arbitrario, secondo i miei gusti ed i miei modi. I curiosi non devono far altro che restare su questi schermi. Gli altri possono abbandonare… ma non sapranno mai come riempirsi di cioccolato a Bruxelles senza ingrassare un etto – o come inebriarsi ad Amsterdam senza l’aiuto di coffee-shop e simili!

Una cavolo d’insalata di pane alla tirolese

16 Giu

Questo dovrebbe essere un post di cucina, con ricetta e foto – è invece un racconto abbastanza strambo, quindi simpatico ;-)

Prefazione. Da molti anni mio fratello ed un suo caro amico, condividendo il giorno del compleanno, festeggiano assieme con una pasto goliardico. Essendo Maggio e volendo godersi la stagione buona, la scelta è quasi sempre ricaduta sulla grigliata all’aperto con molti invitati e parecchia birra. Purtroppo, dal punto di vista culinario, le cose non sono sempre andate bene, con banchetti non proprio memorabili – soprattutto perché i festeggiati finivano sempre per doversi occupare di tutto, senza volerlo fare (giustamente, pare: si devono pur divertire!). Ora che i due giovani compivano 30 anni tondi, ed avendo deciso nonostante tutto di insistere con la grigliata, mi ero ripromesso di dare una mano. Una mano concreta: mi sono offerto, anche felicemente, di gestire tutta la cucina della festa. Ho passato così l’ultimo weekend ad affumicarmi e rosolarmi tra chili di carne, fuochi impazziti e bocche da sfamare.

Intreccio. Nel frattempo era saltato fuori questo concorso un po’ originale, indetto dalla mente sempre vivace di Sigrid (del Cavoletto di Bruxelles): cucinare una ricetta del Libro del Cavolo per cercare di vincere uno dei premi in palio. Bello, mi son detto: devo partecipare! E avevo accuratamente scelto l’unica quasi-non-ricetta del libro, ovvero il Tiramisù à la Belge descritto in ultima pagina, a corollario del volume: la mia variante univa la birra trappista con il quark alpino ed il cioccolato artigianale italiano. Un omaggio ai luoghi che mi appartengono, al viaggio appena concluso ed ai buoni prodotti del nostro sciagurato Paese. Il tutto da realizzare in bicchieri trasparenti per la festa dei trentenni.

Svolgimento. Venerdì scorso, la sorpresa… Resta parecchio pane inutilizzato da un progetto aziendale, che sarebbe un delitto buttare. Ripiego allora sulla ricetta di pag. 150, Insalata di pane e peperoni, inventandomi su due piedi una “Insalata di Pane alla Tirolese, ovvero a Modo Mio”.  La ricetta prevede tutti prodotti tipici del territorio altoatesino, rielaborati unendo semplici ricette della tradizione locale. Ne è uscita un’insalata ricca di sapore, quasi troppo, adatta ai palati più curiosi e meno delicati… una piccola grande incompresa alla festa ;-)

Conclusione. Proprio durante la grigliata viene il bello. Perché finisce che l’insalata è l’ultimo dei miei pensieri e non ne faccio neppure una foto! No foto, no disegno, no assaggio, no briciole… no concorso? Non so, ma sono contento che la festa sia piaciuta e soprattutto che le persone (pare) siano state bene. Anche se questa cavolo di insalata non dovesse conquistare l’immortalità, resterà sempre un buon ricordo di un giorno speciale!

A meno che, preso dal giusto umore, qualcuno non voglia replicare la ricetta semiseria de…

Insalata di Pane alla tirolese, ovvero a Modo Mio

Usare un paio di chili di pane vecchio altoatesino, ovvero di tipo tedesco, scuro, con segale ed aromi vari nell’impasto. Farlo a pezzetti come viene e metterlo in forno una mezzora a 200° mescolando ogni tanto, quando ci si ricorda. In una scodellona sbriciolare un mezzo chilo di graukäse, il formaggio grigio magrissimo e puzzosissimo delle valli locali, con abbondante cipolla tagliuzzata fresca ed aceto bianco quanto basta, aggiungendo semi di finocchio e cumino secondo gusto. In una seconda scodellona affettare finemente un bel cavolo cappuccio di medie dimensioni, mescolarlo con aceto di mele ed arricchire con semi di anice e bacche di ginepro. Versare sui crauti (= il cavolo affettato) un mezzo chilo di speck buono, ma buono davvero, fatto a fettine e passato in padella qualche minuto senza alcun grasso aggiunto a guastare. Lasciar riposare le scodellone in frigo o al fresco quanto più possibile, senza però rovinarsi la fame. Alla fine, unire le tre parti in un’unica insalatona di pane e servire a temperatura ambiente accompagnata da birra – bianca o bionda o scura, non importa purché si stia in buona compagnia :-D