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pane autunnale, pane mondiale

16 Ott

Con la passione che ho per il pane, non potevo mancare anche questa volta il World Bread Day, evento che da 5 anni connette virtualmente persone di tutto il mondo nel combinare qualcosa sul tema del pane.

Una sorta di celebrazione – e una delle manifestazioni più belle del web, a mio parere ;-)

Insomma oggi ho panificato. Pure pasticciato, perché non sono ancora capace di seguire una ricetta come si deve e non fare di testa mia…

Ma il risultato non è niente male! Eppoi quello che conta è riportare al centro questo alimento essenziale, fondamentale, antico e unico. In qualsiasi forma, per qualsiasi uso…

Pagnotta Autunnale

La ricetta semi seria: amalgamare 600g di farina bigia (in Svizzera così la chiamano, per noi è quella semi-integrale – tipo 1 o 2) con 600g di latte (si, grammi e non ml), 10g di sale e 30g di lievito fresco di birra. Lasciar riposare un po’ (fino a quando non si vede qualche bolla – come nel metodo poolish). Ora impastare aggiungendo 400g di farina e 100g di acqua, 20g di sale e 10g di lievito fresco di birra. Aggiungere poi la composta di castagne della mamma ;-) ed un pacchetto di frutta secca mista (quanto basta di entrambe, quindi a piacere). Impastare secondo la propria credenza (mano, macchina, pugni, salti, etc) e formare una bella palla da mettere in ciotola capiente e lasciar riposare, fino a quando quasi non raddoppia. Prima che ceda, rimettere a terra l’impasto e rigirarlo delicatamente fino a ricomporre la palla e rimetterla “faccia in giù” (con il punto di chiusura delle rigirate verso l’alto) nella ciotolona cosparsa bene di farina. Accendere il forno e posizionare la pietra per il pane (!) ed il tegame con l’acqua per umidificare il forno durante la cottura. Quando l’impasto è di nuovo gonfio e la pietra brucia le dita, far scivolare il primo sulla seconda e lasciar cuocere a 200 gradi circa per almeno un’oretta. Infine, come sempre, sfornare e lasciar freddare – se si resiste!

tschüß & enjoy your bread!

Fuori Stagione: Stoanerne Mandln, Törggelen e Biolife

26 Nov

L’ultimo weekend è passato all’insegna delle esperienze più diverse, il tutto in un clima a dir poco bollente, per la stagione. Siamo a fine novembre ed il cielo azzurro, condito da temperature miti anche in quota, fanno credere a tutti gli animali della terra che sia venuto già il momento di metter via i piumini.

Non sarà così e presto o tardi l’inverno salirà sul palco per il suo solito monologo – e tutti lo stiamo aspettando! Ma intanto questa piacevole coda autunnale apre possibilità inattese per escursioni fuori porta ed esperienze tra passato e presente. Ogni cosa sembra a modo suo fuori stagione, e intendo dimostrarlo ;-)

Sabato mattina, con il mio fratellone in trasferta a Bolzano per un frugale (mica troppo) fine settimana, abbiamo optato per una camminata mattutina: meta gli Stoanerne Mandln, una dolce cima di 2000 m tra la Val Sarentino e la Valle dell’Adige, dove qualche sconosciuto ha pensato bene di metter su (letteralmente) centinaia di ometti di pietra. Ignoro il motivo, ma il luogo è davvero suggestivo, in particolare se unito al panorama circostante. Non potevamo che stupirci però dei 12 gradi alle ore 11: maglietta e pantaloncini erano fuori programma, oltre che fuori stagione.

Dopo un pomeriggio di acquisti sportivi e cuori di castagna (Kastanienherz) un po’ Lost in traslation (niente Scarlett, purtroppo), abbiamo fatto gruppo con coinquilino e fidanzata per un Törggelen nella Val Isarco. Si tratta di una festa tipica, di una cena conviviale in cui ci si raccoglie intorno ad un tavolo per condividere piatti tradizionali poveri ma sostanziosi, bere vino fatto in casa, pagare una stupidata e cercare di tornare a casa interi. Oggi come oggi nel periodo autunnale praticamente ogni ristorante e Gasthof propone menu su questo tema, ma tante e troppe sono le fregature per turisti. Grazie invece alle sapienti segnalazioni di amici locali, il nostro Törggelen al Winklerhof è stato un concerto di sapori, uno spettacolo per i sensi, un’esperienza di genuina tradizione offerta e condivisa con gli ospiti del maso. Un piccolo grande gioiello quello che racchiude Villandro, un luogo tra i pochi dove poter apprezzare le radici profonde di una cultura. Lontano dalla massa, dai falsi proclami e dalle insipide tentazioni di molte tavole. Fuori stagione per definizione – e quindi ancora più apprezzato.

Domenica, non sazi e ancora in salute, abbiamo speso la giornata a Biolife, fiera del Biologico e di quello che gli gira attorno. Inutile dire che per mio fratello era un appuntamento “obbligatorio”. Ma anche il sottoscritto ha avuto la sua buona fetta di divertimento, almeno fino a quando un numero esagerato di visitatori ha invaso la fiera cercando soprattutto di mangiare a scrocco. Le cause vanno rintracciate anche, bisogna dirlo, nella scelta di affiancare la Fiera d’Autunno con quella sul bio: così i locali erano pieni e tutti potranno dire che è stato un successo. La qualità però, anche in questo caso, non va nella stessa direzione della quantità (anzi). E’ stata dura cercare di incontrare davvero alcuni produttori per stringere la mano a chi fa vera agricoltura e vero allevamento, a chi ci da pane speck mele rape zucche miele olio castagne… riconnettendoci con la natura nel gusto. Un piccolo sforzo ricompensato da volti e prodotti di stagione, decisamente stagionati e fuori stagione/moda, che vedranno forse un giorno tempi migliori. Come meritano.

Si rientra in settimana con tanti impegni sul tavolo ed esperienze nello zaino. Mi sento sempre, dopo queste giornate alternative e alternate a settimane lavorative, un po’ massaia e un po’ esploratore., un po’ studente e un po’ impiegato, un po’ vagabondo e un po’ tradizionalista. Insomma un po’ fuori, almeno rispetto alla stagione contemporanea.

Pronti come Biröl

1 Ott

Cambiano le stagioni, almeno quanto cambiano le persone.

Arriva l’autunno e sono tornato a raccogliere castagne il mattino presto, nella silenziosa umidità del bosco. Quella che impregna ogni cosa, che incomincia a farti entrare il fresco, e poi il freddo, dentro fino alle ossa.

Ma poi il raccolto cuoce lento sulla fiamma viva del fuoco, appeso per un filo in una padella vecchia almeno quanto me.

Le caldarroste nella mia terra si chiamano Biröl: per me hanno il sapore delle serate d’autunno da bambino con mio padre, ineguagliabile mastro di castagne.

Il loro aroma dolciastro segna sempre il cambio di stagione, ma anche il mio compleanno e l’inizio di qualcosa sempre nuovo: un corso di laurea, un gap year, un film al liceo. O semplicemente una nuova avventura dai confini ancora aperti.

Quella che mi si presenta davanti è una sfida, un’occasione per esperienze inedite e una prova per le mie capacità: saprò guidare da me la mia canoa? Lascio una città ed un lavoro, un contesto in cui sono cresciuto, nel bene e nel male, per tanti anni. Troverò un ambiente diverso nella forma e nella sostanza.

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”, mi ricordano le persone più care. Mentre suona il richiamo di un’alba fresca e promettente.

Così saluto: tra una citazione ed una foto, al mio modo. Ci ritroveremo sul sentiero, che resta sempre quello.